*(re)thinkdance
Thesis project, year 2018 © SUPSI
rapporteur: Reza Khatir
co-rapporteur: Franco Cavani

The thesis work deals with the invisible movement of the dancer, taking as its subject the contemporary dance professional Francesca Lapadula. The type of gestures captured by the photographic lens is just a hint at the study that could develop on the global movement of the body during the execution of entire choreographies or shows. The movement of the body, being a form of communication, expresses, enchants, surprises and tells.
This project does not claim to explain exhaustively the choreographic movement and its composition, but it aims to reveal the trait of the dancing gesture that can enchant and fascinate a wide audience. The photographic publication produced collects the shots that allow to enhance in an original way the dance as a profession, often forgotten or neglected.
Thanks to this experience I had the honour of combining visual communication and dance, without ever ceasing to dance. More and more interactions between the digital world and companies are being created to translate works and chorographic methods into images. I conclude my work with some reflections:
is it possible to use the light trace to reconstruct a visual language similar to a code? Will it be possible in the future to create chorographies from the sound of the body in motion?

Il lavoro di tesi si occupa del movimento invisibile della danzatrice, prendendo come tema la professionista della danza contemporanea Francesca Lapadula. Il tipo di gesti catturati dall’obiettivo fotografico è solo un accenno allo studio che potrebbe svilupparsi sul movimento globale del corpo durante l’esecuzione di intere coreografie o spettacoli. Il movimento del corpo, essendo una forma di comunicazione, esprime, incanta, sorprende e racconta.
Questo progetto non pretende di spiegare in modo esaustivo il movimento coreografico e la sua composizione, ma vuole svelare il tratto del gesto danzante capace di incantare e affascinare un vasto pubblico. La pubblicazione fotografica prodotta raccogliegli scatti che permettono di valorizzare in modo originale la danza come professione, spesso dimenticata o trascurata.
Grazie a questa esperienza ho avuto l’onore di coniugare comunicazione visiva e danza, senza mai smettere di danzare. Si creano sempre più interazioni tra il mondo digitale e le aziende per tradurre opere e metodi corografici in immagini. Concludo il mio lavoro con alcune riflessioni è possibile utilizzare la traccia luminosa per ricostruire un linguaggio visivo simile ad un codice? Sarà possibile in futuro creare corografie a partire dal suono del corpo in movimento?




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